La Catanesità come ambizione e destinazione. Mario Coltraro: l’Uomo, il Filosofo, il Politico.

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Mario Coltraro, (Catania, 5 Maggio 1775 – Catania, 11 Settembre 1838),

ecclesiastico, filosofo, intellettuale e pedagogo, istitutore del metodo lancasteriano e direttore delle Tre Scuole Comunali, padre fondatore dell’Orto Botanico di Catania.

Vive tuttora commendabile pe’ suoi talenti e per la sua morale”.

(Dal Catalogo Ragionato della Biblioteca Ventimigliana esistente nella Regia Università degli Studi di Catania, Catania, tipografia della Regia Università, 1830 )

Mario Coltraro, naturalista catanese del primo Ottocento, credeva nella corrispondenza territoriale di amorosi sensi fra paesaggio naturale, vegetazione spontanea ed ambiente antropico; era cioè fortemente persuaso dell’indissolubilità determinante del sincretismo organico fra luoghi ed uomini, foriero dell’istanza autonomista, cifra distintiva di quel patriottismo costituzionale, che fu ed è ancora il Sicilianismo.

Autenticità del contesto autoctono locale, genuinità della verità morale del Siciliano e virtuosità per l’etica della professione e della solidarietà, furono le parole d’ordine dell’ideale biologico-politico, che intrecciò indissolubilmente con la vita nella sua globalità l’intera azione civile e lezione sociale del Canonico Coltraro:

un ingegno civico, prestato alla scienza dell’educazione e alla filosofia politica della partecipazione, secondo l’assunto che solo l’autoconsapevolezza esistenziale e la formazione delle classi popolari potessero rendere realmente attivo il ceto locale nella promozione di un effettivo circuito democratico isolano, autonomo e indipendente.

I cardini della sua vocazione assistenziale ruotarono infatti attorno alle sue tre virtù personali: carità intellettuale, tensione morale, impegno civile.

La sua opera sociale e la sua dimensione ecclesiale discendevano da una sincera fede teologale, che esercitava da canonico della Collegiata, Chiesa parrocchiale di Santa Maria dell’Elemosina, fulcro religioso della vita universitaria, e da fervido devoto della Chiesa di Santa Maria dell’Ogninella.

Mario Coltraro fu principalemente istitutore del metodo lancasteriano, col quale contribuì in maniera decisiva alla promozione in tutta l’Isola del sistema educativo del mutuo insegnamento o dell’insegnamento reciproco, secondo il quale ai discenti meglio formati competeva il tutoraggio dei compagni di corso bisognosi di supporto paritario, per un’efficace mediazione culturale dei concetti e la più ampia diffusione del sapere.

Impartì tali insegnamenti nelle tre Scuole Comunali di Catania delle quali fu il direttore, nonche in un’ulteriore scuola di Disegno Lineare con un corso pratico di aritmetica applicata al modo di pesare e misurare, di cui fu anche il precettore, implementando il suo metodo anche nelle materie del Sistema Metrico Legale e della Geografia di Sicilia.

La Geografia della Sicilia l’appassionò a tal punto da condurlo alla pubblicazione di un “Atlante Ragionato dell’Isola” con note per la formazione dei fanciulli.

Fu inoltre maestro di Grammatica presso la Scuola Secondaria di Catania e poi presso la Scuola del Duomo.

Dopo i moti del 1820-21 il metodo lancasteriano fu avversato dalla Commissione di Pubblica Istruzione, che tentò di vietarlo, in quanto reo di ispirare nei giovani sentimenti di insubordinazione, contrari al principio di autorità, proprio per la sua peculiare caratteristica di agevolare la reciprocità degli affetti e facilitare l’emulazione delle pratiche e dei comportamenti.

Fu noto in Città anche per le sue idee politiche innovative ed avanguardistiche.

Propugnatore del costituzionalismo tra il 1812 e il 1813, veniva particolarmente attenzionato dalle forze di polizia con perquisizioni ed arresti, che non spensero lo spirito fiero ed indomito dell’intellettuale catanese.

Fu indiziato dalla Giunta dello Scrutinio nel 1822 ed accusato dalla polizia che così lo descrive:

“il noto precettore Catanese Mario Coltraro è affiliato alla setta Vespri Patrioti.”

Profondo conoscitore delle tesi economiche di Antonio Genovesi, si connotò pure per l’esercizio fruttuoso di uno spiccato senso degli affari, quasi di taglio finanziario; infatti dal 1819 iniziò a vendere tutto il suo patrimonio immobiliare e ad incrementare la liquidità ottenuta, concedendo prestiti con interessi.

La sua generosità non venne messa a freno nemmeno dall’evento della sua dipartita, avendo disposto per testamento, che i suoi beni fossero utilizzati a vantaggio delle opere per i cittadini, dalla cura delle vergini al decoro urbano “per l’utile della popolazione e l’ornato della città.”

Nei suoi studi e nella sua vita fu legato alla lezione e alla memoria di grandi guide catanesi come Domenico Tempio, Leonardo Gambino, palermitano seguace del Genovesi, Raimondo Platania, docente del Seminario di Catania, abate, poeta, filosofo.

I suoi riferimenti erano ben noti alla Catania di allora per aver caldeggiato sul finire del secolo dei lumi percorsi di laicizzazione del sapere e di secolarizzazione culturale.

Mario Coltraro non smentisce nemmeno in fin di vita l’ardimento del proprio pensiero autonomo e della sua vivacità etnea: nel suo celebre testamento non teme di illuminare i suoi ragionamenti con allusioni carnali e persino di lasciare in eredità il suo letto personale ad una donna.

Due sono i correlativi oggettivi che rimandano adesso alla memoria storica di una figura così complessa, sincera e appassionata: l’orto botanico e la meridiana.

L’orto botanico fu il suo più importante lascito alla città, fondato per mezzo di una sua cospicua donazione testamentaria.

Egli legò l’attribuzione dell’ingente somma di denaro ad una finalità specifica dell’orto botanico: la cura e la coltura esclusivamente delle piante siciliane; marcando così il suo personale ripugno per la moda provincialistica dell’esotico.

La meridiana invece è stata da sempre il simbolo della città di Catania, non soltanto per l’Elefante con obelisco-colonna in stile egizio, eretto nel 1735-1736 dall’architetto Gian Battista Vaccarini in Piazza Duomo, perno ancora attuale della comunità metropolitana, ma anche perché fu proprio attraverso la conquista della Città Etnea, che i Romani conobbero lo strumento dell’orologio solare, rinvenendovi e sottraendovi l’antica meridiana catanese, di origine egizia.

Coltraro volle perciò che la città fosse disseminata di meridiane, descrivendone con dovizia di particolari proprio quella da collocare di fronte la Porta di Aci, nella centralissima piazza Stesicoro.

Con la sua morte la Città perse “un pervicace e indomito cospiratore e patriota, indegnamente dimenticato dai suoi concittadini” (V.Finocchiaro in “Catania e il Risorgimento politico nazionale nelle Memorie di Carlo Gemellaro”)

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